Imposta di soggiorno? No, marketing territoriale.

Quello che vedi nella foto non è un diagramma di micro-economia o un grafico di marketing olistico.

La foto rappresenta lo schema di applicazione dell‘imposta di soggiorno introdotta dal Comune di Grossetohttp://web.comune.grosseto.it/comune/index.php?id=3967

Se tu sei un operatore turistico dovresti sapere di cosa sto parlando, altrimenti i dettagli li puoi  trovare qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Imposta_di_soggiorno

Inoltre ti suggerisco la lettura dell’ottimo post di Robi Veltroni http://irresponsabilecommerciale.wordpress.com/2013/07/12/del-perche-ho-cambiato-idea-sulla-tassa-di-soggiorno-cosi-come/ che condivido ed approvo ma rispetto a lui voglio essere ancora più pragmatico.

Torniamo allo schema dei reattori di Fukushima.

Da quello che (non) riesco a capire posso trarre alcune considerazioni/domande:

3. La cosiddetta “semplificazione amministrativa” non credo sia stata presa in considerazione

2. Si parla ancora di stagionalitàLife on Mars…

1. Ma non esiste a Grosseto una rappresentanza degli operatori turistici?

Peccando di semplificazione acuta, le considerazioni che ho fatto per Grosseto potrebbero valere per tutti i Comuni che hanno introdotto la famigerata imposta.

Non ti dirò se sono favorevole o meno all’imposta di soggiorno. Ti dirò come, secondo me, dovrebbe essere riformulata.

Il sistema turistico è un frattale, l’imposta di soggiorno deve essere centralizzata e distribuita secondo regole precise e monitorate. (twitta la frase)

L’imposta di soggiorno deve essere di semplice applicazione e progressiva avendo cura di definire una quota minima ed una massima. (twitta la frase)

L’imposta di soggiorno deve essere adeguatamente comunicata al turista diventando una operazione di marketing territoriale. (twitta la frase)

La prima di queste considerazioni presuppone che sia già stata messa in atto una governance centrale con una strategia volta a definire il “Prodotto Italia” in tutte le sue connotazioni. Il principale problema del turismo in Italia è proprio la mancanza, di fatto, di una tale strategia.

Per la seconda considerazione non penso sia necessario uno sforzo intellettuale particolarmente significativo.

Per la terza considerazione, una volta definito il piano strategico centrale, è sufficiente dire al cliente cosa sta contribuendo ad aiutare con quell’obolo.

Prima di azzardare degli esempi, cambierei il nome di “Imposta di Soggiorno” impropriamente chiamata “Tassa di Soggiorno” in “Contributo per il Turismo e la Cultura“.

“Con il tuo Contributo per il Turismo e la Cultura hai finanziato la manutenzione di Pompei”

“Con il tuo Contributo per il Turismo e la Cultura hai finanziato le giovani compagnie teatrali”

“Con il tuo Contributo per il Turismo e la Cultura hai finanziato il wi-fi libero”

Non credo che un turista si lamenterebbe di aver pagato pochi euro se potesse godere di prodotti e servizi di alto livello come dovrebbero essere quelli di una moderna destinazione turistica.

In ultimo, caro Ministro Bray, sono d’accordo con le sue posizioni in merito all’imposta di soggiorno: http://www.ttgitalia.com/stories/incoming/88809_tassa_di_soggiorno_il_ministro_bray_si_pu_abolire/

Quindi? I prossimi passi?

By Cino Wang Platania

2 Comments
  • Alberto
    Luglio 25, 2013

    Effettivamente sarebbe molto più gradevole pagare un contributo di cui si conosce lo scopo e l’utilizzo. Poi immagino che qualcuno si risentirebbe se leggesse che i suoi euro vanno a determinate località, ma è inevitabile. Chissà se il ministro ci farà un pensierino.

  • Cino Wang Platania
    Luglio 25, 2013

    Alberto lo spero proprio ma ci credo poco.
    Ora che ho fatto la rima posso ritenermi più che soddisfatto!

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