Ho dato molto al turismo, poi l’amore si è trasformato in noia e poi in fastidio. Amministratori incompetenti, ministeri affidati alla cultura (perché non alle attività agricole o allo sport?), imprenditori sempre più imbarazzanti e passerelle dei soliti esperti, hanno spianato la strada al disinnamoramento.
Per fortuna.
Ho aperto altre strade, ho conosciuto altri settori ed altri imprenditori. Mi sono laureato in psicologia ed ho capito ancor di meno le persone. Ho ceduto un azienda ed ho trovato un socio che mi sopporta, insomma ho continuato a vivere.
Ora continuo ad insegnare il marketing anche se l’aspetto psicologico è prepotente in ogni mio ragionamento, ho iniziato a raccontare il neuro-marketing (che odio come termine) e ne provo piacere.
Nel frattempo sono aspirante mediatore in cyberbullismo e bullismo utilizzando lo Zanshin Tech, disciplina nata in maniera specifica per affrontare le aggressioni digitali ed il cyberbullismo.
Nel 2016 scrivevo:
I turisti non esistono più.
Esistono persone che vogliono vivere esperienze autentiche al di fuori del posto in cui solitamente abitano.
Durante tutte le fasi di questo processo che necessariamente inizia da dove si risiede, si sviluppa attraverso una direttrice e termina in un luogo, il “non turista” vuole amalgamarsi con culture, persone e tempi narrativi lontani dal suo esistente.
Questo è il messaggio che insieme ad altre persone molto più preparate di me e prima di me sto cercando di trasmettere durante lo svolgimento dei progetti che di volta in volta mi vengono assegnati.
Lo faccio scrivendo di marketing turistico, facendo consulenza alberghiera, formando gli operatori turistici ed oggi cercando di offrire i giusti strumenti informatici ad albergatori e ristoratori.
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