Tutto il resto è noia

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Dopo tanto penare, tra lungaggini burocratesi e psico-velleità da “celhopiùlunghismo” politico, siamo riusciti a piazzare le casine da lettura in alcuni parchi di Sinalunga. Tutto bello, tutto fantastico, se lo sport cittadino non fosse quello del lancio del tomo affiancato alla disciplina dello stralcio del libercolo che porta noi di Walk & Clean a domandarci cosa ci sia di sbagliato nel nostro Comune, nella nostra comunità, nei giovani e via dicendo, ovviamente dando per scontato che tali attività siano eseguite da minori di anni 18.

La prima emozione è la rabbia alla quale si deve rispondere con un’azione di pari valore e peso, di solito la vendetta, tremenda vendetta. Denuncia, richiesta di visione delle videocamere sperando in un meccanismo salvifico che faccia scemare questo brutto sentimento, la rabbia sostituita dalla serenità, e che conduca i malfattori ad una redenzione totale. “Ho capito e me ne pento, sono un ragazzo nuovo, credo che andrò a fare volontariato in qualche lebbrosario”

Questo moto istintivo e mediato poco dai 500 grammi di corteccia celebrale si infrange all’interno della sala di comando della municipale. Queste sono generalmente le risposte che riceviamo:

“Li abbiamo beccati!

Ma non si vede nulla, sembra “Minecraft” sul mio vecchio Mivar. Eh lo so ma la videocamera era di vecchio tipo…”

“Ecco le immagini.

Ma sono dalla parte opposta. Eh lo so ma i tecnici avevano spostato la videocamera”

Terminati in un boccone amaro i nostri propositi vendicativi, iniziamo ad interrogarci sui motivi di tale agire. La prima risposta che ci diamo è la mancanza di “cose da fare” che in qualche modo dovrebbero andare a sostituire lo sport comunale del lancio del tomo.


Vero. Non ci sono molte attività che possano tenere impegnati i ragazzi. La nostra stessa associazione, ne parlavamo l’altro giorno, è da boomer! Non attrae i ragazzi, non parla la loro lingua.

Le associazioni sportive sono fondamentali ma probabilmente non bastano a dare “struttura” ad un giovane adulto. 


La pubblica amministrazione latita nel presidio reale e concreto di aree disagiate e le sue attività “una tantum” non possono essere prese ad esempio come politica attiva per i giovani. La politica attiva per i giovani deve essere una politica attiva DEI giovani prima di tutto.

Vanno sentiti, si devono organizzare tavoli di confronto, si deve attivare il consiglio comunale permanente dei ragazzi. Vanno indette le elezioni, con i seggi elettorali e tutto il simbolismo necessario.


Dobbiamo, insieme ai ragazzi, strutturare, costruire, ri-costruire le coscienze con un piano complesso, multidisciplinare e di lungo periodo coinvolgendo la società civile: imprenditori, sanitari (psicologi, assistenti sociali, medici, etc…), insegnanti.

Le attività “spot” non potranno mai contrastare sistemi tecnocratici e fortemente dopaminergici il cui scopo è solo quello di occupare e presidiare quegli spazi di consapevolezza che dovrebbero essere riscoperti dai ragazzi.


Tutto il resto è noia. Ma la noia, quando è consapevole, fa emozionare un tredicenne di fronte ad un tramonto, fa ridere una giovane donna durante uno spettacolo teatrale. 


Ma queste non sono cose che capitano a caso. Vanno analizzate, co-progettate e messe a terra.

Serve un piano che al momento non c’è e non c’è mai stato.

Sindaco, Assessori, cosa avete intenzione di fare? Una risposta è necessaria. Ed è necessario che la diate ora.

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